Diario di viaggio – 3 – Una giornata alle miniere

Siamo andati nella zona delle miniere nel nord  del Jharkhand.
Ci rendiamo  conto che sono righe superficiali ma riflettono un po’ la superficialità che abbiamo nell’affrontare e conoscere meglio i macro problemi sociali che determinano le condizioni di vita delle persone con cui lavoriamo nei nostri progetti.
E’ importante sottolineare, ancora una volta, che questa superficialità di conoscenza deriva dalla fine dell’impegno delle attività culturali di Yatra: scorrendo le iniziative organizzate fino al 2009 riemerge l’importanza del lavoro che avevamo iniziato.

Buona parte della giornata è stata spesa con  Bulu Imam, nostro amico da anni, antropologo, attivista, studioso sociale e ambientale. Figura di riferimento per gli antropologi, non solo indiani, nella comprensione delle origini delle etnie e dei loro movimenti nelle età ‘intorno a 10000 anni fa’.
Dopo 2 ore di brillantissima  e calorosa lezione sull’interpretazione dei simboli  della pittura degli Adivasi primordiali, invece il Bulu confessa una sua stanchezza nell’impegno per la difesa dell’ambiente e dei diritti umani, quasi rassegnato ci dice: le miniere aumentano, la coscienza civile delle persone è distratta ma sopratutto le persone vittima di questi soprusi non lottano più.

Miniera_1

Salutiamo il Bulu e accompagnati da un attivista del sanscriti centre vistiamo le miniere di carbone. Sono miniere a cielo aperto di circa 2*2 Km, e profondità di circa un centinaio di metri, le percorriamo in Sumo Tata su strade nere e polverose.
Un odore di polvere ovunque. Uno scenario spettrale in  cui si aggira un numero poco significativo di ruspe che pare insignificante rispetto al lavoro che hanno compiuto, quello di mangiarsi e bruciare milioni di tonnellate del pianeta.
All’uscita della miniera vengono pesati i camion con il carbone estratto. Lungo la strada notiamo uomini che raccolgono i pezzettini di carbone fuoriusciti da questi camion nel loro percorrere le dissestate strade intorno alla miniera. Questi uomini caricheranno per ore le loro bici, fino ad un peso che a occhio si potrebbe valutare superiore ai 100 kg.

Miniera_2
Spingendo la loro bici, dopo un giorno di cammino, raggiungeranno Ranchi percorrendo i 90 km di un autostrada costruita e mantenuta perfettamente.
Dovendo sfuggire a controlli di poliziotti, pagando il pizzo alle mafie che controllano questo traffico avranno guadagnato la loro giornata di lavoro: 400 rupie.

L’incontro più interessante avviene alla fine giornata. La nostra guida ci porta a visitare una comunità di suore che vive all’interno del quartiere dove il governo ha costrutto i casermoni per ospitare le famiglie sfollate dalle aree dove sono state aperte le miniere.
Le suore hanno aperto un dispensario medico di base e cercano di dare assistenza alle  vittime dei displacement.
Ci raccontano come la vita di queste famiglie sia stata stravolta. Prima possedevano una casa e vivevano in modo tradizionale sui loro terreni. Quando il governo, TATA o le grande multinazionali hanno individuato la loro area come possibile sede delle  miniere sono stati indennizzati con piccole cifre e spostati in loculi di cemento in quartieri ghetto, dove hanno perso tutte le loro identità oltre al loro lavoro.
Chiediamo se c’è qualche forma di resistenza a questi espropri, ci rispondono amaramente che tutti cedono ai due soldi che il governo gli offre e per poche migliaia di rupie vendono se stessi, la famiglia e migliaia di anni di storia.
Il progresso dell’india cresce. il capitale ha vinto, ha ragione il Bulu ci rassegniamo? vi rassegnate?

Paolo
Raffaella
Claudio
Paolo

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