Un saluto sulla via del ritorno da Ida
Sono tornata in India dopo un anno, piena di scrupoli e di indecisioni, accettando quasi per caso l’invito di Paolo a ripercorrere luoghi e momenti che mi sono rimasti, anche a distanza di tempo nella memoria e nel cuore, lasciandomi emozioni uniche e particolari.
Alla partenza da Torino, incontro Anna, compagna di viaggio a me ancora sconosciuta, ma che da subito mi trasmette allegria e vivacità. Dopo il consueto passaggio attraverso Francoforte, rieccomi in India, a Calcutta, immersa nella realtà caotica e rumorosa di una città che stupisce e affascina sempre per il senso della sua vita, per ritornare a percorrere strade e luoghi già conosciuti l’anno scorso, in attesa di incontrare Suor Kumudni, proveniente dall’Italia.
A cena, nei locali vicini all’hotel che ci ospita, incontriamo molti stranieri con cui scambiamo idee e conoscenze per il forno che si è da poco realizzato a Jareya e, dopo la visita alla scuola di Sampark, acquistiamo già dei contenitori che serviranno ad iniziare la produzione del pane, della pizza e dei dolci sotto la guida sapiente e competente di Anna.
Dopo un lunga faticosa e caldissima sosta nella stazione di Calcutta, in treno con Suor Kumudni e con l’amica Patrizia, giungiamo a Ranchi. Padre Paolo ci accoglie all’ingresso di Jareya, che ho lasciato l’anno scorso appena in costruzione e che adesso mi appare bellissima e grandiosa, nella struttura completata di edificio con le forme della tradizione adivasi e colorata di circa 700 bimbi che ci danno il benvenuto e che occupano le aule spaziose e luminose.
Ma subito si va al forno ed Anna dà le prime istruzioni su come si dovrà procedere per la cottura, la misura della temperatura, gli impasti e la scelta degli ingredienti dei prodotti del forno che serviranno per la scuola e per il negozio che si sta allestendo, vicino all’autostrada che si sta realizzando nelle adiacenze.
E presto, in tempi brevissimi, sicuramente per l’insegnamento e la competenza eccezionali di Anna e per la buona volontà nell’apprendere di Susanna, Basil, Nelson e dei giovani aspiranti, si sono raggiunti livelli veramente eccezionali nell’esecuzione e nel gusto dei prodotti del forno, che sono stati apprezzati anche dagli ospiti ai quali sono stati fatti provare e da tutti i 700 bambini della scuola ai quali, per la festa del Sorhul è stata offerta la pizza.
Molto interessante è stata la visita della sartoria del Cesar Silai, che mi è apparsa ordinata e ben organizzata dalla manager… e dal segretario…. Qualche perplessità, invece, ho avuto per il negozio, posto in un punto molto centrale e strategico di Purulia Rd, ma poco valorizzato sia per la scadente esposizione dei capi tra l’altro scarsi e non di non buonissima fattura, sia per la poca professionalità dell’addetto alla vendita.
La visita della nuova scuola e del dispensario di Simdega, delle suore di Suor Kumudni, mi ha molto colpito per la razionalità e la funzionalità delle strutture, già in fase di completamento.
Un discorso a parte, credo, possa farsi sul progetto del Dispensario dei disabili di Harmu, al quale si vorrebbe dare un maggiore impulso alle terapie di riabilitizzazione, con un potenziamento di attività di socializzazione.
Grazie Yatra!
Ida
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5/4 simdega
E’ iniziata da qualche settimana la costruzione della struttura che ospiterà il dispensario gestito, come è noto, dalle suore di San Vincenzo, in collaborazioni con Yatra.
Simdega è un piccolo paese nel sud-est del Jharkhand al confine con gli stati dell’Orissa e del Chattisgarh. Zona di confne in cui è alta la presenza del movimento di liberazione naxalita e pertanto alta la presenza dell’esercito indiano, passiamo almeno 6 check-in.
L’area è molto povera nonostante la presenza di tre fiumi e una vegetazione ricchissima. I pozzi possono essere poco profondi rispetto ad altre parti del paese. Viene fatta una sola raccolta di riso all’anno anche se la fertilità della terra potrebbe permettere un suo migliore utilizzo. Poco sviluppato pare anche l’allevamento.
Lo sfruttamento minerario è poco rilevante ma si nota lungo la strada intera montagne scavate per l’utilizzo di terra e pietre nelle costruzioni.
Un solo presidio ospedaliero nel raggio di almeno 50 km, nonostante, ci dicono, i numerosi i casi di malaria e tbc.
La zona in cui si sta costruendo il dispensario è a circa 25 km dal paese capoluogo, la costruzione è all’interno del villaggio e in prossimità della nuova scuola della diocesi.
L’avanzamento dei lavori di costruzione è testimoniato dalla foto. Il termine è previsto per ottobre.
Il dispensario è composto da due stanze e una sala d’aspetto con servizi autonomi dal resto della struttura.
Sr. Kumudni richiede un inizio graduale del funzionamento con la solo infermiera inserita nel dispensario in modo da capire la vera necessità medica della popolazione e per interventi immediati. In un secondo tempo, dopo qualche mese, è possibile ipotizzare l’inserimento di un medico con periodicità fissa. La dotazione di mezzi adatti per le visite nei villaggi più distanti è da ipotizzare dopo alcuni anni di funzionamento e dopo la verifica dell’effettiva necessità.
Yatra si era impegnata nel sostegno delle spese gestionali, i fondi per la costruzione sono stati donati da una finanziatrice privata e i costi dell’allestimento saranno sostenuti dalla CEI.
Tornando facciamo tappa al villaggio natale di Kumudni, spazi e paesaggi bellissimi, entriamo nell’intimità della vita della famiglia e del vita del villaggio.
A Jareya Susanna e Nelson, senza la maestra, continuano il training di cucina autonomamente, saranno loro i responsabile della gestione della panetteria/pizzeria. Una giornata da soli permette di capire quali siano nella pratica le difficoltà della nuova impresa.
6 aprile focaccia, pomodoro e cipolla
Anna torna a dettare legge al forno in modo da perfezionare gli ultimi dettagli per il grande evento dell’indomani e soprattutto per il lavoro nel futuro. Fanno oggi da cavie brother e sister, circa una 40ina di indiani chiamati a giudicare sulla qualità di questo nuovo cibo.
Io resto a Ranchi per conoscere alcuni progetti extra Yatra gestiti da benefattori indiani in un società nata per favorire la popolazione povera dell’area. Le attività proposte sono molto simili a quelle sostenute da Yatra. Sono chiaramente progetti in un’ottica di attività ‘per qualcuno’ cioè attività in cui chi ha mezzi economici e professionali li offre a chi è nel bisogno. Yatra ha sempre cercato, forse non riuscendoci, a portare avanti le proprie attività ‘con qualcuno’ nella diversità di ruoli e situazioni. Ritengo per una continuità di progetti che sia molto importante continuare a sforzarsi nel voler mantenere questa filosofia di intervento. Sicuramente sono due strade diverse. Bisogna scegliere nella quotidianità delle attività e possibilmente nella serietà della loro attuazione.
7 aprile- 800 pizze!
Ebbene sì! Anna ha deciso di preparare la pizza per i 600 bambini della scuola di Jareya, insegnanti lavoratori, parenti, ospiti, brother, father e chiunque passasse da lì in quel momento.
Schiavizzati dalla capa i brother di Paolo e Susanna impastano 30 kg di farina, salsa, cipolle, in quantità industriale. Alla fine 30 teglie di pizza squisita che basta per tutti i bimbi. E alla fine ne rimangono ancora 12 ceste avanzate.
Il forno regge alla perfezione, Giampy e Daniele non devono tornare a rifarlo ma a farne un altro, forse più grande. Biglietto già prenotato.
Ora tutto è pronto per il forno, basta preparare il business plan per capire quanto questa attività possa finanziare il progetto Jareya. Ma questo è il futuro. Missione compiuta
L’evento della giornata è la festa di Sarhul celebrata all’interno della Nawa Maska school alla presenza della giovane capo-villaggio dell’area.
Tutte le classi hanno preparato delle attività, scenette che si rifanno alla tradizione adivasi, canti, balli, tutto per gioire nella festa della semina dell’anno nuovo.
I bambini ci accolgono con il loro ‘johar’, chiediamo a loro di insegnarci a ballare uniti, a discutere in assemblea, a rispettare la vita che si manifesta negli alberi e nei fiori che circondano, qui, adesso.
Pomeriggio ad Harmu, centro disabili gestito dai fratelli di madre Teresa.
Arriviamo proprio durante le due ore di attività ricreativa condotte da un’animatrice, due ore di ginnastica, musica, giochi.
Canta per noi un utente con una voce celestiale, commovente.
Il centro appare decisamente cambiato rispetto a chi, come Anna, non lo vedeva da anni. Pulizia, ordine, nuovi servizi igienici danno un diverso aspetto alla struttura. Struttura che dovrebbe ulteriormente cambiare nei prossimo anno, quando sarà a disposizione del centro anche il primo piano dell’edificio. Le persone ospitate dovrebbero diventare una cinquantina.
Avendo visitato altri centri disabili, emerge però chiaramente come si potrebbe intervenire in modo molto molto più ampio. Anche se la congregazione dei Fratelli di Madre Teresa non può seguire le attività di terapie occupazionali e di socializzazione, ribadiamo la disponibilità di Yatra a farsene carico.
La visita purtroppo è molto breve e forse emblematica del modo di come NON si devono seguire le attività di cooperazione. Se ci limitiamo ad un’ora all’anno, nonostante gli interventi settimanali delle suore di sr. Kumudni, è evidente che dopo 5 anni non siamo riusciti a far un granché. Più parole e giudizi che altro.
Ora riproporrei alcune proposte pratiche per cercare di migliorare l’intervento. Proposte discusse anche con Sr. Kumudni e Br. Efrail, il nuovo responsabile del settore disabili:
– richiedere al centro disabili di Shillong un intervento mirato per la pianificazione degli interventi e di contatti con le associazioni specializzate in disabilità operanti in Jharkhand;
– ricerca in Italia di volontari disposti a passare almeno un mese presso il centro per conto di Yatra;
– maggiori collegamenti mail con la Dr.ssa Deepti per aggiornamenti più continuativi sulle attività.
Ci accompagna alla visita anche Patrizia, una simpatica amica di Sr. Kumudni. Patrizia è infermiera capo reparto di cardiologia. Le raccontiamo le varie nostre attività chiedendole di aderire al gruppo medico.
8/4 Torniamo
Riflettiamo in attesa dell’assemblea del 28 aprile.
A presto
Paolo