Il progetto Harmu procede con la consegna di due nuove carrozzine.
Presto arriveranno altri strumenti per ginnastica e occupazionali.
A proposito del progetto, pubblichiamo alcune impressioni e riflessioni di Paolo Manzone, presidente dell’associazione Yatra, maturate in occasione del suo ultimo viaggio in India delle scorse settimane.
Sono riuscito a stare un po’ di tempo alla casa disabili di Harmu.
E finalmente ho capito alcune cose in più della vita quotidiana del centro, anche se la comprensione è sempre sfuocata.
Il venerdì il centro è animato, le suore di Kumudni provvedono a pulizie delle persone, degli abiti, cambi lenzuola e degli ambienti facendo compagnia agli ospiti.
Sempre di venerdì la fitoterapista Dr.ssa Depti e il tecnico tengono le sedute di fisioterapia nella loro cadenza bisettimanale.
Tutti i giorni all’interno del centro vengono accolti i bambini dello slum che non vanno normalmente a scuola.
Oggi era anche presente una classe della scuola privata sita nei dintorni del centro che festeggiava un compleanno, ed hanno offerto i samosa a tutti gli ospiti.
Faceva effetto vedere una normale condivisione degli spazi fra gli ospiti e bambini e ragazzi.
Al pomeriggio sarebbe poi arrivata la sig,ra Preeti, che quotidianamente provvede all’animazione, canti balli poesia. I brothers sostengono che è un ottimo lavoro.
Sono riuscito anche a comunicare con alcuni ospiti.
Insomma una vita apparentemente normale.
Colpisce l’apperente immobilismo di tutti i soggetti implicati.
Ne ho parlato a lungo con la dr.ssa Deepte il suo aiutante.
Loro in effetti sembrano crederci, sono gli unici lavoratori, non ho potuto parlare con Preeti ma dalla costanza ritengo che sia anche lei interessata a continuare.
Concretamente, al di là delle chiacchere si può:
– dotare di attrezzatura minima il centro per allestire una minima palestra per esercizi di fisioterapia che gli ospiti possono usare anche da soli
– sostituire le carrozzine indecenti
– continuare a tenere comunicazioni costanti con l’Italia, da dove peraltro è importante che si risponda…
Inoltre
– ho cercato di mettere in comunicazione Dr. Deepti e assistente con i centri della Bethany Society e di Anna e Francesca per imparare e condividere esperienze. Anche qui c’è bisogno che qualcuno dall’Italia segua i contatti.
– Dr. Deepti e i brothers mi chiedevano se era possibile estendere la possibilità della fisioterapia anche ad adulti disabili dello slum vicino. Ho chiesto a Deepti che scrivesse un progetto preciso da valutare poi in assemblea.
Infine
– i brothers mi chiedevano se era possibile che alcuni volontari potessero operare nel centro. L’abbiamo detto più volte, potrebbe essere il momento di cercare volontari e giovani presentando bene il progetto. Si potrebbe chiedere collaborazione a Jarom…